venerdì 27 dicembre 2024

La schiuma del cappuccino

PREFAZIONE

di Lia Celi

La fluidità di genere non è solo prerogativa dell’identità

umana contemporanea quando contempla un percorso di vita

diverso da quello che si riteneva (e molti ritengono ancora)

scritto nell’ultima coppia di cromosomi. Anche un romanzo

o un racconto può essere, letterariamente parlando, di genere

fluido: un poliziesco che è anche una romantica storia d’amo-

re, una novella fantascientifica che è anche satira politica, una

fiction storica che ricostruisce un’epoca con l’esattezza di un

saggio. Le possibilità sono praticamente infinite. Spero che Ste-

fano non si offenderà se affermo che La schiuma del cappuccino

è doppiamente fluido. Non solo perché, senza spoilerare - pec-

cato mortale anche quando non si tratta di gialli -, inizia come la

classica storia di una sconfitta, il tracollo esistenziale di un padre

di famiglia di mezza età, e poi accoglie e mescola con sapienza e

discrezione sapori diversi: commedia, romance, storia d’azione,

esplorazione psicologica con più di un pizzico di filosofia prati-

ca. Ma mi pare che il suo romanzo sia fluido anche per un altro

motivo. Stefano è (non si offenda) un maschio bianco adulto

etero, ma nel suo romanzo manca la cifra che oggi caratterizza

lo storytelling di molti suoi colleghi: il vittimismo livoroso ri-

spetto a un mondo dove il suo predominio non è più dato per

scontato e l’autocommiserazione che si trasforma in nichilismo

distruttivo e misogino. Anche Gualtiero, il suo protagonista, è

un maschio in crisi, ferito inaspettatamente in ciò che più de-

finisce un uomo nella società occidentale – il suo lavoro, il suo

status, il suo reddito – e, in seconda battuta, deluso dal suo ma-

9trimonio. Ma piano piano quest’uomo (apparentemente) senza

qualità riesce a trovare in se stesso e nell’umanità che sa intrav-

vedere in tutte le persone che lo circondano, moglie fedifraga e

capa stronza e inavvicinabile comprese, la forza di indirizzare la

sua vita su un percorso più autentico, inesplorato e prometten-

te, affiancato dall’ombra di Black, ambiguo personaggio, che

con Gualtiero sembra condividere solo l’esperienza del licen-

ziamento. Sarà davvero così? Di nuovo, vietato spoilerare.

Stefano racconta una storia di rinascita esistenziale, insom-

ma. Un tipo di storia oggi di solito associamo a una penna, o a

una biografia, femminile, come se solo le donne, fisiologicamen-

te predisposte al dolore fecondo e vittorioso del parto, potesse-

ro credere davvero che dalla sofferenza possa nascere qualcosa

di buono. Come se per un uomo la reazione più nobile e virile

contro gli amletici «dardi dell’oltraggiosa fortuna» (un licen-

ziamento, un abbandono, un rovescio di fortuna) fosse sempre

l’autodistruzione. O, più spesso, la distruzione di una donna,

come purtroppo ci raccontano troppi fatti di cronaca.

Con uno stile asciutto ed elegante come una giacca di buon

taglio, e consistente come la schiuma di un cappuccino ben fat-

to, Stefano racconta, soprattutto agli uomini, che un altro mon-

do, un’altra mascolinità, è possibile. Che le mille sfaccettature

del femminile, comprese quelle meno stereotipate e compiacen-

ti, non sono una sfida né un pericolo, ma uno stimolo e una

ricchezza. Che la vita è un bowling, e tutte le nostre certezze

sono solo birilli a rischio di strike, ma la partita non finisce mai.

E che nelle pause c’è sempre un posto, come il bar Caveau,

dove incrociare le proprie imperfezioni con quelle di altri esseri

umani, uomini e donne, fragili e complicati, e sentirsi meno soli.

Magari sorseggiando un cappuccino piacevolmente dolceama-

ro, come questo romanzo.



La schiuma del cappuccino

PREFAZIONE di Lia Celi La fluidità di genere non è solo prerogativa dell’identità umana contemporanea quando contempla un percorso di vita d...