domenica 1 dicembre 2019

Staremo bene?


Devono essere le sei passate, il sole  appoggiato sul tetto dell'Holiday-Inn, ci regala l'ultima ora di abbronzatura. Le brandine, telecomandate, compiono ancora un quarto di giro per mettersi in linea con quel raggio ormai affievolito. Le nostre no. Noi puntiamo i piedi verso il mare. Una leggera brezza risale tra le gambe fino dentro ai boxer. La pelle lentamente si rinfresca e ringrazia. Gli altri non sanno quello che perdono. Un onda si allunga sulla battigia, lambisce le  mie infradito verdi nascoste sotto al lettino  e se ne torna in mare portandosi via un anno della nostra vita. Appena un attimo e quella successiva ce la riporta. Così abbiamo sempre vent'anni o forse trenta. 
Ci passa accanto un tipo che ha appena terminato di giocare a racchettoni. Si toglie gli occhiali che hanno le stanghette coordinate col grip della racchetta, col cordellino del costume e con l'asciugamano. Lo chiamiamo “Lamento”.  Attacca “pezze” insopportabili. Ha un telo da mare con tascone. Estrae una bottiglia piena di un liquido color acqua opaca, beve una lunga sorsata carica di integratori. Poi controlla di non avere sabbia appiccicata agli addominali, si passa una crema sulla testa pelata, ci guarda. Si stende sopra a un telo nero con mega scritta oro “Gucci”. È deluso. Siamo rimasti immobili, nascosti dietro agli occhiali scuri. Respiro regolare per simulare il sonno. 
 Le “massaggio signole”,  i “vuoi occhiali, accendino, carica batteria”,  gli “aquilonai” e “tatuatori”, ormai non si fermano più. Ci possiamo rilassare.
Abbiamo l'espressione un po' ebete, come quando non sei proprio sveglio, ma neppure dormi.
Una goduria. 
Bagnetto?
Non prenderemo freddo? 
Stiamo poco, il cesso è troppo lontano, non so se ci arrivo. 
Il mare sarà anche un po' sporco, ma è un toccasana per la pelle abbrustolita. Ci pensi a quelli di Vercelli che devono aspettare un anno per vederlo  solo una settimana? 
Due bracciate, al massimo quattro. Restiamo in ammollo con l'acqua all'altezza dell'ombelico.
Bikini variopinti ci passano accanto. Passeggiate anti cellulite prima di andare a cena. Sempre in coppia, come al bagno.
L'acqua è un trucco che le fa sembrare  snelle. Abbozziamo sorrisi. Qualcuna ricambia.
Può bastare.
Usciamo? Si dai sennò ti prendi un frescone. 
Doccetta?
Ovvio.
Subito prima della doccia, seduto sulla poltroncina da regista, il bagnino, occhiali da sole e sorriso coordinato, ci fa un segno di approvazione con la testa. Subito prima della doccia, seduto sulla poltroncina da regista, il figlio del bagnino, occhiali da sole e sorriso coordinato, ci fa un segno di approvazione con la testa. Subito prima della doccia, seduto sulla poltroncina da regista, il nipote del bagnino, occhiali da sole e sorriso coordinato, ci fa un segno di approvazione con la testa. 
Dopo trent'anni di servizio, le righe della sedia da regista sono quasi un ricordo .
Torniamo a riva per stenderci ancora a guardare il mare. Ci entra negli occhi e ci fa appisolare. Sogniamo che sogniamo di sognare, sulla brandina, palle al mare. 
Il vento trasporta un profumo che costringe gli occhi a riaprirsi. Due gambe notevoli ci passano davanti. Portano a spasso un culo con disegni hawaiani che potrebbe competere con una piadina squacquerone e rucola. 
Sette e mezzo otto, dico. 
È l'ora o il voto? Chiede.
Vedi tu. Rispondo. Mentre lo dico mi tolgo gli occhiali. Guardo in direzione di Lamento. Errore fatale.
Si avvicina.
«Il figlio del bagnino ha montato il campo da pallavolo. Dalla parte della strada è mezzo metro più corto, Vi rendete conto! Mezzo metro! E' proprio un incapace. Se suo babbo lo lascia solo, quello muore di fame. Sono due giorni che ci lavora e ha sbagliato di mezzo metro!
Lo guardiamo con attenzione. Fingiamo interesse. Le labbra piegate leggermente all'insù rimarcano la nostra approvazione. Non commentiamo. Difficile, ci vuole esperienza.
Se ne va.
Ci guardiamo compiaciuti. 
Una coppia vicino a noi ha deciso che per oggi può bastare. Lui infila una T-shirt e si butta l'asciugamano azzurro su una spalla. Si incammina. Lei ripone le creme nella borsa di paglia, indossa un pantaloncino bianco, si allaccia i bottoni rossi di una camicetta attillata. Piega il pareo e lo infila nella borsa, si pettina prima di mettere via la spazzola. Le suona il telefono, estrae tutto quello che aveva messo via, prima di trovare il cellulare. Si siede. ”Ciao mamma”. Lui è immobile sulla passerella.
Continueremo  a guardare il passeggio, stagione dopo stagione a inseguire bikini senza smagliature. La vista che cala rende il giudizio meno severo. 
Sarà sempre più dura arrivare fino a riva, bisogna dire al bagnino di fare una pedana mobile. 
L'importante è che stiamo insieme. 
Staremo bene?


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