domenica 1 dicembre 2019

Staremo bene?


Devono essere le sei passate, il sole  appoggiato sul tetto dell'Holiday-Inn, ci regala l'ultima ora di abbronzatura. Le brandine, telecomandate, compiono ancora un quarto di giro per mettersi in linea con quel raggio ormai affievolito. Le nostre no. Noi puntiamo i piedi verso il mare. Una leggera brezza risale tra le gambe fino dentro ai boxer. La pelle lentamente si rinfresca e ringrazia. Gli altri non sanno quello che perdono. Un onda si allunga sulla battigia, lambisce le  mie infradito verdi nascoste sotto al lettino  e se ne torna in mare portandosi via un anno della nostra vita. Appena un attimo e quella successiva ce la riporta. Così abbiamo sempre vent'anni o forse trenta. 
Ci passa accanto un tipo che ha appena terminato di giocare a racchettoni. Si toglie gli occhiali che hanno le stanghette coordinate col grip della racchetta, col cordellino del costume e con l'asciugamano. Lo chiamiamo “Lamento”.  Attacca “pezze” insopportabili. Ha un telo da mare con tascone. Estrae una bottiglia piena di un liquido color acqua opaca, beve una lunga sorsata carica di integratori. Poi controlla di non avere sabbia appiccicata agli addominali, si passa una crema sulla testa pelata, ci guarda. Si stende sopra a un telo nero con mega scritta oro “Gucci”. È deluso. Siamo rimasti immobili, nascosti dietro agli occhiali scuri. Respiro regolare per simulare il sonno. 
 Le “massaggio signole”,  i “vuoi occhiali, accendino, carica batteria”,  gli “aquilonai” e “tatuatori”, ormai non si fermano più. Ci possiamo rilassare.
Abbiamo l'espressione un po' ebete, come quando non sei proprio sveglio, ma neppure dormi.
Una goduria. 
Bagnetto?
Non prenderemo freddo? 
Stiamo poco, il cesso è troppo lontano, non so se ci arrivo. 
Il mare sarà anche un po' sporco, ma è un toccasana per la pelle abbrustolita. Ci pensi a quelli di Vercelli che devono aspettare un anno per vederlo  solo una settimana? 
Due bracciate, al massimo quattro. Restiamo in ammollo con l'acqua all'altezza dell'ombelico.
Bikini variopinti ci passano accanto. Passeggiate anti cellulite prima di andare a cena. Sempre in coppia, come al bagno.
L'acqua è un trucco che le fa sembrare  snelle. Abbozziamo sorrisi. Qualcuna ricambia.
Può bastare.
Usciamo? Si dai sennò ti prendi un frescone. 
Doccetta?
Ovvio.
Subito prima della doccia, seduto sulla poltroncina da regista, il bagnino, occhiali da sole e sorriso coordinato, ci fa un segno di approvazione con la testa. Subito prima della doccia, seduto sulla poltroncina da regista, il figlio del bagnino, occhiali da sole e sorriso coordinato, ci fa un segno di approvazione con la testa. Subito prima della doccia, seduto sulla poltroncina da regista, il nipote del bagnino, occhiali da sole e sorriso coordinato, ci fa un segno di approvazione con la testa. 
Dopo trent'anni di servizio, le righe della sedia da regista sono quasi un ricordo .
Torniamo a riva per stenderci ancora a guardare il mare. Ci entra negli occhi e ci fa appisolare. Sogniamo che sogniamo di sognare, sulla brandina, palle al mare. 
Il vento trasporta un profumo che costringe gli occhi a riaprirsi. Due gambe notevoli ci passano davanti. Portano a spasso un culo con disegni hawaiani che potrebbe competere con una piadina squacquerone e rucola. 
Sette e mezzo otto, dico. 
È l'ora o il voto? Chiede.
Vedi tu. Rispondo. Mentre lo dico mi tolgo gli occhiali. Guardo in direzione di Lamento. Errore fatale.
Si avvicina.
«Il figlio del bagnino ha montato il campo da pallavolo. Dalla parte della strada è mezzo metro più corto, Vi rendete conto! Mezzo metro! E' proprio un incapace. Se suo babbo lo lascia solo, quello muore di fame. Sono due giorni che ci lavora e ha sbagliato di mezzo metro!
Lo guardiamo con attenzione. Fingiamo interesse. Le labbra piegate leggermente all'insù rimarcano la nostra approvazione. Non commentiamo. Difficile, ci vuole esperienza.
Se ne va.
Ci guardiamo compiaciuti. 
Una coppia vicino a noi ha deciso che per oggi può bastare. Lui infila una T-shirt e si butta l'asciugamano azzurro su una spalla. Si incammina. Lei ripone le creme nella borsa di paglia, indossa un pantaloncino bianco, si allaccia i bottoni rossi di una camicetta attillata. Piega il pareo e lo infila nella borsa, si pettina prima di mettere via la spazzola. Le suona il telefono, estrae tutto quello che aveva messo via, prima di trovare il cellulare. Si siede. ”Ciao mamma”. Lui è immobile sulla passerella.
Continueremo  a guardare il passeggio, stagione dopo stagione a inseguire bikini senza smagliature. La vista che cala rende il giudizio meno severo. 
Sarà sempre più dura arrivare fino a riva, bisogna dire al bagnino di fare una pedana mobile. 
L'importante è che stiamo insieme. 
Staremo bene?


venerdì 1 novembre 2019

Novembre

U iè cla nebiulina bagneda
che per clat sporca
I culor i spares e al fazi
li dventa tresti
E per fat a posta per fet capì
che i que l'è mei arivè
piò terd cus po'
Drenta – a cnos piò zenta
che ad fora

Te campsent e fred u t'entra intra gli osi
I dis che mi mort un gn'interesa –
tent in sent piò gnint
Speremma che sia vera
Mu me e giaz um fa tristezza
Za quand ci mort u i è
poc da ste alegri
ut toca sbat e scur
e tant ti po' mov

Me an la capess sta festa
sa tot chi fior e totta cla zenta
chis fa veda una volta a l'an
Mo lor – i mort – in conta miga
e temp cum ca fem nun - magari i è cuntent i sé
Speremma

Novembre

C'è quella nebbiolina bagnata
che sembra ti sporchi
I colori spariscono e le facce
diventano tristi
Sembra fatto a posta per farti capire
che qui è meglio arrivare
più tardi che si può
Dentro conosco più gente che fuori

Nel camposanto il freddo ti entra nelle ossa
Dicono che ai morti non interessa
tanto non sentono più niente.
Speriamo che sia vero
A me il gelo fa tristezza
Già quando sei morto c'è
poco da stare allegri
Devi sopportare il buio
e non ti puoi muovere

Io questa festa non la capisco
con tutti quei fiori e tutta quella gente
che si fa vedere una volta all'anno
Ma loro – i morti – non contano mica
il tempo come facciamo noi- magari sono contenti cosi
Speriamo


lunedì 21 ottobre 2019

Una scelta difficile

Come se mi avessero imbalsamato. 
Le  dita  rattrappite  in uno spasimo di dolore.
Non sento nulla. 
Prima si è irrigidito il mento. Per ultime le ginocchia. 
Me ne sto immobile. 
Devo prendere la decisione più importante della mia vita. Vita non è il termine più appropriato. Sfido chiunque a non essere teso, in una situazione come questa.  
Sono duro come uno stoccafisso. E' normale, sono morto. “ Rigor mortis”:
Nessuna sparatoria, nessun coltello. Non ho avuto un incidente stradale. 
Me lo ricorderei. 
Probabilmente un ictus. Dal buio più totale è emerso qualcosa che non so descrivere. Fluido, quasi liquido. Come la rugiada di marzo sull'erba, quando il calore del sole la trasforma in piccole nuvole di vapore e prende forme curiose. 

“Nella prossima vita sarai un animale, hai ventiquattro ore di tempo per decidere quale”. 

Tutto qui? Una vita di sacrifici, mille difficoltà per tirare avanti, e poi divento una bestia? 
-Non ci sto-, ho urlato. Mi sembrava di urlare. Non può essere. Non si può essere preparati a una cosa del genere. 
Ho fatto ipotesi di ogni tipo. Avrò capito male? Sarà uno scherzo? Forse mi hanno drogato. Sto dormendo e questo è un incubo. E' assurdo.
“Lo sai che sei morto”, dice quello. 
Era l'unica cosa che sapevo. 
-Ventiquattro ore? non sono preparato, mi sembra assurdo. Ho bisogno di parlarne con qualcuno- 
E' stato allora che mi sono irrigidito. Già è difficile accettare di essere morto. Diventare una bestia poi, e dover decidere quale... Puro panico. Panico perché sono morto, terrore di ritrovarmi chiuso in una cassa. Panico perché diventerò una bestia. Sono schizzinoso e ho la fissa per l'igiene. Non me la sento di vivere da animale. 
-Sono un ragioniere, ero un ragioniere- ho detto cercando di prendere tempo.- Sono abituato a fare conti, valutare i rischi, le variabili. Devo documentarmi-
Credo di aver detto molte altre stupidaggini, ma bisogna capirmi,  non ero lucido.
“Non ti è concesso”, mi ha risposto. La voce è perfetta, nessun accento, nessuna cadenza, sicura di quel che dice. Impossibile non crederle. 
All'improvviso diventa tutto logico. Ma non so spiegarlo. So solo che è tutto normale, come respirare, come vivere, come morire. E' stato come tornare bambino, quando non hai motivo per dubitare di quello che dicono i grandi. E' così e basta. 
-Allora è questo il destino degli uomini- dico.
“Questo è il tuo destino”, risponde. 
-Mio padre cosa è diventato? E mia madre?- 
“Sono termini privi di significato” dice “Qua non ci sono né padre né madre. Ci sei solo tu. Appena avrai deciso, diventerai quello che scegli e dimenticherai tutto”. 
-Funziona così? Ogni volta che uno muore, rinasce in un altro corpo? Sempre bestie o c'è la possibilità di ritornare umani?-
“Questo è il tuo destino adesso. Non esiste nessun “ogni volta. Può succedere ancora, come no. Può anche finire tutto”. 
-E chi lo decide?-
“Tu” risponde. “Sei l'artefice del tuo destino”. 
-Ti rendi conto che responsabilità mi devo prendere? Non ho scelto come nascere, né dove, né quando. Ci devo ragionare. Se sbaglio, mi par di capire, non c'è possibilità di cambiare- 
“Esatto”. 
-Cosa succede se, al termine delle ventiquattro ore, non ho ancora deciso?-
“Insetti” risponde. “Sono molti quelli che non vogliono prendere una decisione. Diventano insetti”. 
-Non se ne parla, mi fanno schifo. Fanno una vita terribile. Strisciano. Sono il nutrimento di una quantità infinita di altre bestie. 
Con la sfortuna che ho, diventerò uno stercorario. Passerò il mio tempo a ruzzolare palline di merda- 
“Allora decidi in fretta”, mi dice, e sparisce. 
Dove sei?- urlo, -Ho paura a restare solo!- 
Riappare. “Va bene, calmati, rimango qui, ma devi fare in fretta”.
Allora succede una cosa strana. La nuvola mi avvolge e diventiamo una cosa sola. Parlo, anzi penso, e mi rispondo. Quando ero vivo facevo la stessa cosa, ma le domande allora non avevano risposte. O meglio, mi rispondevo con altre domande, e i dubbi aumentavano. Ora mi arrivano chiare. Mi sento bene. Non ho più paura. Tutto mi appare logico. Resta la difficoltà di fare questa scelta pazzesca. Ho sempre sognato di volare.... Dunque, un animale... Caratteristiche, vita media, clima, dovrei documentarmi. 
“Sbrigati”. 
-Ho capito, non mettermi fretta, stiamo parlando della mia vita.
Ci sono. 
Scelgo un felino, il re della foresta...è il migliore. Avrò un branco di leonesse al mio servizio, mangiare e dormire, mica male. Però il leopardo è più bello. O il ghepardo, così elegante e veloce. Posso decidere anche il sesso?-
“No”. 
-Forse è meglio la tigre, ho sempre desiderato vivere in Asia, è così mistica. Tu che ne pensi?- 
“Non so che benefici ne avrai, da tigre. Comunque, se va bene a te... Hai deciso? Tigre?“
“C'è il problema del cibo”. 
“Cioè? “ 
-Sono tutti carnivori, per mangiare cacciano e uccidono. Sono contro qualsiasi forma di violenza.  Voglio essere vegetariano- 
“Erbivoro, precisa quello”. 
-Scartiamo i pachidermi. Odio il grasso. Poi, sai che noia, tutto il giorno a mangiare quintali di erba. Anche la giraffa non fa al caso mio. Soffro di artrosi cervicale. La zebra sembra un cavallo, ma è meno elegante- 
“Allora vuoi essere un cavallo?”
-Neanche morto, sempre con qualcuno sulla schiena. 
Non so cosa scegliere. Il cinghiale non mi piace. E' come un maiale, ma negro- 
“Cos'hai contro i negri?” 
-Niente- rispondo. -Ma non si può dire che abbiano una vita facile. 
Ci sarebbe la gazzella. Ma con quella storia che tutte le mattine devono cominciare a correre per sfuggire al leone..sai che stress. Comunque le corna non le voglio. Non voglio fare a capocciate, ogni volta che mi va di fidanzarmi-
“Guarda che sei morto da quindici ore,  se continui così finirai insetto”. 
-Ho ancora nove ore,  non distrarmi. E poi scusa, se sono morto, come lo misuri il tempo?-
“Sei morto tu, mica l'universo. Tutto gira a meraviglia. Tu eri meno utile di un granello di sabbia”. 
-Che fregatura, avevo ancora un sacco di cose da fare- 
“Veramente, la tua è una delle vite più noiose che io ricordi. Non hai mai fatto nulla di importante, avevi paura persino di chiedere un permesso al tuo capufficio. 
-Beh, la vita è dura,  ma avevo un sacco di idee. Prima o poi l'avrei mandato a quel paese, quello! 
Già, la mia vita. Le cose che non ho fatto, lo sport abbandonato troppo presto. I viaggi che avrei potuto fare, le donne che non ho avuto il coraggio di amare- 
“Esatto, non hai fatto nulla di interessante. La tua è stata una vita sprecata”. 
-Diventare una bestia è una punizione?”
“Diciamo che è una ricollocazione adeguata”.  
Non vorrei dimenticarne qualcuno, devo fare una specie di scansione mentale. I pesci li scarterei in massa. Non voglio vivere sott'acqua. Amo la conversazione. Non c'è un rifugio, un posto in cui riposare. Sono cannibali. 
-Non puoi proprio darmi informazioni su qualcuno che conosco? Solo per curiosità. Mia zia Antonia, per esempio, aveva la fissa per le pellicce. E' diventata un visone? E suo marito?, non ha mai deciso nulla in tutta la vita. Ora sarà un insetto. Era dispettoso. Sarà una zanzara- 
“Finiscila. A cosa ti serve ripensare al passato?” 
-Credo che qualcosa rimarrà, nella prossima vita. Hai presente i dejà vu? Ci ho beccato? Non rispondi? Allora ci ho preso. Mia mamma sarà di certo un gatto e il babbo un cane lupo. Si sono azzuffati tutta la vita- 
“Cos'hai da ridere?” 
-Non rido”, rispondo, “è il rigor mortis- 
“Sei morto  e hai voglia di fare lo spiritoso?”
-Hai ragione, è che mi stanno venendo in mente un sacco di persone che assomigliano a bestie. Significa che lo erano, nella vita precedente?- 
“Il tuo tempo sta scadendo, diventerai un verme”. 
“Ok, ci sono. Voglio essere uno scoiattolo. 
Fanno una bella vita. Sono simpatici, veloci e si arrampicano ovunque. Dalla cima degli alberi si vede un panorama stupendo. 
Dovrò guardarmi dalle volpi e dai falchi, ma penso di farcela. Adoro la frutta secca, ne potrò mangiare a volontà. Gli scoiattoli hanno problemi di colesterolo?-  
“Procediamo?” 
-Si ,voglio essere Cip. No Ciop- 
“Cosa dici?” strilla quello “Cosa c'entrano Cip e Ciop. Sono cartoni animati, qui parliamo di vita vera”. 
“Lo so, ma Ciop tende a ingrassare. Non puoi farmi come Cip?- 
“Va bene, va bene, basta che la finiamo qui. Dimmi solo una cosa, prima che ti trasformi in scoiattolo. Mi hai detto che il tuo sogno più grande è quello di volare, non sarebbe meglio un'aquila o che so, una rondine?”
-Quella è la mia fantasia. Che vita sarebbe se non avessi più neppure un sogno? Perché mi guardi male?-
“Paura e vanità” dice “buona fortuna Cip!”
“ Non capisco, devo cambiare?”
“ No”.

Re-set.

Non è stato facile, ma devo riconoscere che faccio una bella vita. Certo, il fisico mi ha aiutato. Sono un fascio di muscoli. Riflessi fenomenali e capacità acrobatiche superiori alla media. 
Vedo l'invidia negli occhi dei miei coetanei, ma io  non passo il tempo a mangiare e dormire. 
Sono il numero uno. 
Ho amici che hanno paura di tutto. Pronti a nascondersi al primo rumore. Che vita è? 
Io adoro correre, questi percorsi a ostacoli sono pura adrenalina.  
Gimcana tra gli alberi, salto del ruscello, arrampicata.  

All'improvviso mi sento mancare. Strano non mi era mai successo. Mi devo fermare. 
Sono rigido come uno stoccafisso. 
“E' normale, dice una voce, sei morto. Lo sai vero?” 
-Certo che lo so, rispondo, non sono mica scemo- 
“Allora perché ridi?”
-Non sto ridendo, è il rigor mortis-
“Hai ventiquattro ore di tempo per decidere cosa vuoi essere, nella  prossima vita”. 
-Dici sul serio?- 
“Certo, risponde quello, io non scherzo mai”.
-E' una cosa meravigliosa!!! Non mi serve tutto quel tempo, non vedo l'ora di ricominciare- 
“Bene, allora cosa scegli?” 
-Facile, ho sempre sognato di volare. Voglio essere un' aquila- 
Guarda che puoi scegliere ciò che vuoi. Non preferiresti essere umano?” 
-Gli uomini  sono la razza peggiore. Goffi come i pinguini e più matti dei canguri. Non hanno  idea di cosa sia la libertà. Si fanno un sacco di problemi, sono fragili, cagionevoli e quasi sempre arrabbiati. No grazie- 
“La vita  di un uomo è spesso complicata, dice quello, ma è interessante proprio per questo”. 
.Non capisco cosa ci sia di complicato,  io ho avuto una vita splendida. 
Certo me la sono dovuta guadagnare. Mi davo da fare ogni giorno per mettere da parte quello che mi serviva. Avevo scorte distribuite in posti diversi. Vita sana con la giusta attenzione. 
Sai i pericoli sono ovunque, ma anche un tronco per sfuggire a una volpe o rami fitti per nascondersi alle vista di un falco non sono difficili da raggiungere. 
“Avevi successo con le femmine?”  
-Le rincorrevo con due nocciole in mano e, mentre quella si riempiva la pancia, la accarezzavo  con la coda. Non per vantarmi, ma avevo una coda splendida. Nera, con una lunga riga bianca al centro. Praticamente irresistibile. Dai sbrigati, voglio essere un'aquila- 
“Stai calmo, c'è ancora  tempo. Voglio raccontarti una storia: qualche anno fa ho incontrato un uomo. La sua era stata una vita quasi inutile. Nessuna emozione, pochi progetti”. 
-Perché me la racconti? Sai quanti scoiattoli ho conosciuto che hanno fatto la stessa vita?- 
“Faceva un lavoro noioso, senza soddisfazione. Si accontentava di sognare. Ore chiuso in casa a fantasticare di  essere un super eroe. Fisico d'acciaio e  grandi ali con cui volava a salvare il mondo. 
Ma non ha avuto il coraggio di abbandonare quel poco che aveva per inseguire il  sogno. 
Quando è arrivata la sua ora, ha avuto una nuova possibilità. Avrebbe potuto diventare un leone, ma ha scelto lo scoiattolo. È diventato un  vero capo, rispettato e amato. Non credi che, dopo questa esperienza, saprebbe cosa fare anche da uomo?” 
-Paradiso, guerre in nome della religione, vestiti ridicoli. Credono di essere la razza dominante, ma le tartarughe c'erano prima di loro ed è probabile che gli sopravviveranno.  La vita umana è più importante delle altre solo se sei un uomo. Se avessero ragione, tu non saresti qui- 
“Allora hai deciso?” 
-Sì- rispondo -Gli uomini mi hanno procurato solo fastidi e pericoli. Preferiscono il cemento agli alberi. Voglio una vita che non so immaginare. Con tutto quello che c'è di meraviglioso nel mondo,  tu andresti in vacanza due volte nello stesso posto?- 
“Un'ultima domanda, dice quello. Volare è il tuo sogno, se lo realizzi cosa ti resta?” 
Adesso non è più il rigor mortis a tirarmi la bocca di lato. Sto proprio ridendo. 
-Mi tufferò in picchiata da duemila metri e sognerò ancora-


martedì 8 ottobre 2019

La fretta

Proverbi di gatti non vedenti. Di chi va piano...Il logorio della vita moderna si combatte bevendo carciofi. 
La smania di concludere in fretta è un disegno Divino.

L'estate è una stagione meravigliosa! Fiori, profumi, biciclette, scooter, infradito, cocomero, vacanze! Ragazze che vanno in giro mezze nude. 
Ti credi infallibile...
E le zanzare?

L'acqua. Senza non si vive.  
Il mare, le sorgenti, i ghiacciai, i laghi. Fotografie fantastiche! 
La doccia cancella il cattivo odore... La puzza non è un'invenzione Divina.
Dighe, rubinetti, tubi. Materiali inquinanti. 
La pioggia  ispira i poeti. Serve. Irrigare i campi, riempire i laghi. Ombrelli, abiti pesanti, raffreddore. 
Cade dal cielo. Mah. Colpa del governo. Potrebbe salire da sotto. Quanto basta. Poi basta. 
I fiori non camminano. Le bestie sì. Discriminazione incomprensibile.  
L'uomo idrorepellente. Sarebbe una soluzione Divina.
Dettagli. Le donne hanno pazienza. Le femmine guardano i particolari. Forse ti ci voleva una moglie.
L'uomo e la donna. Esperimenti di laboratorio. Non ce n'è uno uguale all'altro. Meglio fare prima gli animali. 
Mai visto un leone col fisico di una giraffa. 
Il libero arbitrio. Lasciamo perdere.

L'amore! Una mela al giorno! La prima era velenosa. Biancaneve si è svegliata. Una correzione al progetto?
Garantire la continuazione della specie. Metodo Divino. 
Gli sguardi, il corteggiamento, i primi appuntamenti, una cena galante. 
Un po' dispendioso, ma ne vale la pena. Il primo bacio, la testa che gira, lo stupore. I feromoni! Che nome del cazzo... 
Fiori e regali per fugare ogni dubbio.
Farfalle nello stomaco... Fine dei tentennamenti, delle ritrosie, dei forse. 
Ansia da prestazione! Potevi evitare...
Tuo figlio. Maria Maddalena. Suggerimenti ignorati.
La Trinità. Potevi farti aiutare.

Il mondo in sette giorni. Una smargiassata assurda.

Le malattie e la morte. Discorso lungo. Beviamo un caffè?

giovedì 3 ottobre 2019

Ottobre

                                                                   Utobri
La sabia adess l'è giaza
e sora un gnè piò gnint
l'è com un camp ared
cl'aspeta un'elta insteda
premma da butè fora
i frot chi s'è masè



I prem frischin it
met cla fema clat fa 
vni voia d'andè in campagna
Al foi ruznidi dla vegna
lit dis clè ora de vein nov
mo i baghin chi è  dvintè bei gras 
i n'à miga capì l'aria cla tira

La sabbia adesso è fredda
e sopra non c'è più niente
è come un campo arato
che aspetta un'altra estate
prima di buttar fuori
i frutti che si sono nascosti

I primi freschini ti
mettono quella fame che  fa
venire voglia di andare in campagna
Le foglie arrugginite della vigna
ti dicono che è ora del vino nuovo
ma i maiali  che sono  diventati belli grassi
non hanno mica capito l'aria che tira




mercoledì 25 settembre 2019

CLAN-DESTINI

Le parole cadono sul lenzuolo. Consonanti e vocali fioccano dal nulla, danzano lievi nell'aria, brillano, attraversate dalla lama di luce che filtra dalla finestra, formano frasi, prima di depositarsi sul letto. Pensieri colmi di nostalgia, su un foglio di carta, comparso anche lui,  assieme alle parole, per darmi la certezza di non aver sognato. La mente corre  alla cena di ieri,  mezzo bicchiere di Pinot bianco non può avere  effetto allucinogeno.
Sono rientrata da Lampedusa carica di appunti. La camera dell'hotel che mi ospita  non ha nulla di magico. Il letto è piccolo ma comodo, le pareti  beige, l'armadio di legno chiaro. Sul soffitto una plafoniera anni Sessanta, sul comodino una abat-jour, sopra a un tavolino una piccola televisione nera. Nessuna telecamera, niente proiettori, né marchingegno strano. Le parole continuano a comporsi sul lenzuolo. Scosto la tenda di organza verde, guardo fuori. Tutto normale. Auto che si muovono in un serpentone noioso,  cielo con nuvole cariche di umidità. Promettono calura. Grondo di sudore. Vado in bagno. Mi chiudo dentro. Testa sotto al rubinetto.  Acqua fredda che scorre. Sfrego gli occhi, sciacquo la bocca. Rientro in camera. I capelli gocciolano sul pavimento, le sillabe sul letto.
Immobile attendo che tutto finisca, anzi  scompaia. La stanza è un forno. Fuori è anche peggio. Non c'è l'aria condizionata. Ho trascorso la notte con la finestra chiusa: Addosso solo la biancheria intima.  Non ho quasi chiuso occhio, mi si deve essere cotto qualche neurone. 
La camera  l'ha prenotata la segretaria di redazione. Dopo una trattativa durata alcuni mesi, il capo ha finalmente autorizzato la trasferta. Ho lavorato tanto, girato l'isola, intervistato chiunque incontravo,  anche alcuni scafisti. “CLAN_DESTINI” non è solo un'inchiesta, dovrebbe garantirmi riconoscimenti importanti. Non il Pulitzer, anzi sì. Quando ho iniziato questo mestiere, quindici anni fa, non pensavo ad altro. Il mio fidanzato di allora si stancò in fretta di sopportare i miei non orari, gli amori che sono seguiti, non hanno mai superato la soglia di un mese. Ora, a quarantacinque anni suonati,  ho ancora quel premio come sogno nel cassetto.
Apro di scatto quello del comodino, ci deve essere qualcosa, nascosto da qualche parte, che spieghi quello che sto vedendo. Ora è tutto fermo, le parole che volavano si sono composte, i caratteri sono “Times New Roman 12, corsivo.

Ciao, sono Fabio e scrivo dal futuro.Ti prego di non urlare, svenire o fare qualsiasi altra cosa che ti passa per la mente. Leggi solo, io cercherò di farti capire, magari non tutto, ma abbastanza per non farti pensare di essere pazza. Quando avevo trent'anni ho scoperto di avere una malattia incurabile, almeno nel 2019, allora ho preso una decisione estrema. Maddalena, la mia fidanzata, lavorava in un centro sperimentale dove congelavano le persone, per farle poi risvegliare quando quel tipo di malattia fosse stato debellato. Naturalmente non c'era nessuna garanzia, ma non avevo nulla da perdere. Devi sapere  che il mondo è sopravvissuto in questi mille anni, anche se quello in cui vivo oggi, tu non potresti comprenderlo. Capisco che la prima domanda a cui cerchi di dare risposta, sia come hai ricevuto questa lettera, quindi ti tolgo la curiosità: la scoperta di come fare viaggiare le cose nel tempo è vecchia di cinquecento anni. Però solo  verso il passato e solo cose, non persone. Il tele trasporto non esiste ancora. Sappi però che io ti vedo. Leggendo ciò che scrivo, accendi le singole lettere che diventano i miei occhi. 
Mi allontano dal letto e mi infilo il pigiama. Sento le guance avvampare e non dipende dall'afa. Cerco di dare un senso a questa follia. Bevo un bicchier d'acqua e faccio molti respiri yoga. Devo parlare con qualcuno. Prendo il cellulare dalla borsetta per chiamare il mio capo, ma mi blocco immediatamente. Già, cosa gli dico?  Ciao Alberto, cosa ne pensi se al posto dei clandestini ti porto un'intervista a un alieno?
Potrei chiamare qualcuno della reception, ma un foglio dove ci sono scritte cose assurde, non è sufficiente per rendere credibile un extra terrestre. Bene, sono impazzita, ma non stupida. Chiudo il pigiama fino all'ultimo bottone, poi indosso anche i jeans. Questa situazione è decisamente imbarazzante. Torno in bagno,  sistemo un po' i capelli, un filo di trucco sugli occhi e il lucida labbra rosa, ancora un'occhiata allo specchio, prima di rientrare in camera. Mi sento una stupida, ma meno nuda.

In realtà non è che io ti veda come puoi immaginare tu, non so chi sei, se uomo, donna, giovane o anziano, è semplicemente una percezione, una vibrazione che mi raggiunge quando tu leggi quello che ho scritto. Per farti capire meglio, so che hai interrotto la lettura e ora l'hai ricominciata, questo mi ha permesso di aggiungere queste righe che prima non c'erano.
Vorrei anche spiegarti perché la mia lettera è arrivata lì. Non sei tu il destinatario, ma la camera. Ė il luogo dove con Maddalena abbiamo trascorso l'ultima notte. Eravamo di ritorno da un viaggio che ci servì per allontanarci da tutti e prendere la decisione che ti ho già scritto. So perfettamente che di lei non c'è più nulla, ma il mio cuore è rimasto su quel lenzuolo. Così quando tu leggi, io rinasco allo stesso modo in cui il personaggio di un romanzo prende vita negli occhi di chi legge. Quindi continuerò a raccontarti la mia vita, ma non subito, prima sono certo che vorrai avere qualche altra informazione.
Ti dicevo che noi possiamo comunicare col passato, ma non interferiamo in nessun modo con la storia. Potremmo farlo, ma sarebbe catastrofico. La conoscenza e le scoperte necessitano di tempi adeguati. Inoltre, noi possiamo inviare messaggi o anche oggetti, ma voi non potete fare la stessa cosa. Non potremmo seguirvi nell'accelerazione dell'apprendimento, ogni errore provocherebbe danni irreparabili. Questa mia lettera sarà comunque per te un motivo di speranza, ma come puoi facilmente capire, anche uno strumento inutilizzabile. Insomma il mio è un puro atto di egoismo, ma rivivere il mio amore mi regala serenità.

Il caldo mi sta uccidendo, ma non sono sicura di volermi spogliare. Sono invece quasi certa di essere preda di qualche malattia rara. Interrompo nuovamente la lettura. Mi tuffo in internet. Cerco i sintomi di tutte le malattie mentali che mi vengono in mente. Come succede sempre, molti corrispondono. Allucinazioni, sudorazioni, eccitazione e frustrazione, mi pervadono. Sono sicuramente pazza. Una matta eccitata.
Mi rimetto in mutande, sicura di non rischiare molestie calate dal soffitto. Provo ancora a immaginare come utilizzare la lettera. Conosco qualcuno talmente fuori di testa capace di darmi ascolto? Esiste un modo per certificare quello che sta succedendo? Potrei usare il telefonino per fotografare questa pioggia di parole. Non credo funzionerebbe, le lettere scendono come nuvole trasparenti, difficile che possano essere catturate dall'obiettivo, inoltre sono incomprensibili in movimento. Chiunque potrebbe immaginare che le foto siano frutto di un trucco. 
L'impossibilità di fare qualcosa mi calma, mi permette di accettare la situazione.

Mi siedo sul letto con gli occhi chiusi. Penso a Fabio, cerco di immaginare il suo volto, annuso il lenzuolo cercando un afrore vecchio di mille anni. Mi sembra di sentirlo, è un profumo di carezze, è sapore di baci. Se fossi stata qui, al posto di Maddalena, ti avrei chiesto un figlio.

Peccati di gola




Aveva un senso innato per la leggerezza. Eppure sembrava burbero, incazzoso, imprevedibile, ma anche divertente. Diceva che le persone danno il meglio quando improvvisano. Ricordo infiniti episodi riguardo agli scherzi che faceva agli amici. Aveva il medesimo approccio con quelli che chiamava i fastidi della vita. Era un buongustaio, di quelli che assaggiano tutto. Col naso e con gli occhi, prima di appagare le mani e la bocca. A tavola  regalava allegria. Alla sua età avrebbe dovuto fare attenzione, ma non si curava delle conseguenze dei suoi eccessi. Fu quel piacere goloso che lo portò a sparire. Era uscito verso le cinque, come tutte le sere, in bicicletta. La moglie sapeva che sarebbe andato al bar per poi tornare all'ora di cena. Le ricerche non portarono a nulla. I carabinieri confermarono che era stato al bar fino alle sette e mezza, salutò la compagnia dicendo che andava a cena. Dopo quattro giorni mi trovai per caso a passare davanti ad una clinica privata, non lontana da casa. Vidi la bicicletta legata a un lampione. Era lì. Lo vidi scherzare col vicino di letto. Rimase sorpreso per la mia agitazione. Mi raccontò che si era abbuffato al ristorante. Sapeva che sarebbe stato male così, finito il pasto, aveva preso la bici e si era diretto alla clinica. Aveva voluto evitare a sua moglie il fastidio di chiamare un'ambulanza

La fugheraza

MERZ   I burdell i corr da tut al perti per armidiè tot quel cus po' brusè La fugheraza l'è la festa de ba enca se e Signurein un av...