mercoledì 25 settembre 2019

Peccati di gola




Aveva un senso innato per la leggerezza. Eppure sembrava burbero, incazzoso, imprevedibile, ma anche divertente. Diceva che le persone danno il meglio quando improvvisano. Ricordo infiniti episodi riguardo agli scherzi che faceva agli amici. Aveva il medesimo approccio con quelli che chiamava i fastidi della vita. Era un buongustaio, di quelli che assaggiano tutto. Col naso e con gli occhi, prima di appagare le mani e la bocca. A tavola  regalava allegria. Alla sua età avrebbe dovuto fare attenzione, ma non si curava delle conseguenze dei suoi eccessi. Fu quel piacere goloso che lo portò a sparire. Era uscito verso le cinque, come tutte le sere, in bicicletta. La moglie sapeva che sarebbe andato al bar per poi tornare all'ora di cena. Le ricerche non portarono a nulla. I carabinieri confermarono che era stato al bar fino alle sette e mezza, salutò la compagnia dicendo che andava a cena. Dopo quattro giorni mi trovai per caso a passare davanti ad una clinica privata, non lontana da casa. Vidi la bicicletta legata a un lampione. Era lì. Lo vidi scherzare col vicino di letto. Rimase sorpreso per la mia agitazione. Mi raccontò che si era abbuffato al ristorante. Sapeva che sarebbe stato male così, finito il pasto, aveva preso la bici e si era diretto alla clinica. Aveva voluto evitare a sua moglie il fastidio di chiamare un'ambulanza

Nessun commento:

Posta un commento

La schiuma del cappuccino

PREFAZIONE di Lia Celi La fluidità di genere non è solo prerogativa dell’identità umana contemporanea quando contempla un percorso di vita d...